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La storia AFL Falck: dalla crisi degli anni Ottanta al 1996

Il secondo shock petrolifero del 1979 gettò in crisi profonda la siderurgia europea, già molto indebolita dalla grande crisi del 1975-1976. La Falck predispose un piano di ristrutturazione aziendale per gli anni 1982-1985 che, in sintesi, prevedeva una forte razionalizzazione del suo sistema produttivo con l’obiettivo prioritario di passare il 100% della produzione di acciaio grezzo in colata continua ed il potenziamento selettivo degli impianti idroelettrici. Ciò comportò la fermata di 4 forni e, nel 1982, l’entrata in funzione al Concordia di un impianto di regolazione automatica di spessore che consentì di produrre lamiere con tolleranze ristrette.

Nello stesso anno Bruno Falck lasciò la presidenza della Società ad Alberto Falck, figlio di Enrico, affiancato dal Vice presidente e Consigliere delegato Giorgio Falck, figlio di Giovanni. Nel 1990 la Società concluse un complesso accordo strategico di specializzazione con ILVA (già Finsider) al fine di focalizzarsi sui core business: nastri, lamiere e prodotti lunghi speciali, cedendo le produzioni di tubi senza saldatura di Arcore, banda stagnata e lamierino zincato dei Cantieri Metallurgici di Napoli ed acquisendo la maggioranza di ITLA. Nello stesso anno venne ceduto a terzi lo stabilimento di Dongo.

Nel 1991 la Società divenne holding industriale dopo lo scorporo delle divisioni industriali in società separate, mentre proseguì la ristrutturazione del personale impiegato dal Gruppo. Nel 1995 venne ceduta a terzi la controllata Acciaierie di Bolzano e nel primo semestre 1996 tutti gli impianti siderurgici di Sesto vennero dismessi. Furono cedute a terzi tutte le società e le attività del Gruppo correlate all’attività siderurgica.

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